Apple Silicon: Ritorno al futuro

Costantino Pistagna
2 min readNov 28, 2020

Ritengo che il 2020 si appresti ad essere ricordato come una pietra miliare nel mondo dell’informatica. Come il 2007 fu una pietra miliare nel mondo della telefonia mobile.

Apple sotto la direzione di Tim Cook è riuscita, ancora una volta, a segnare un passo in avanti storico nel mondo delle nuove tecnologie. Non credo di esagerare paragonando l’introduzione degli M1 all’introduzione dell’ iPhone.

Intel dovrà riorganizzare molte delle sue timeline — preistoriche — per poter tentare di ridurre la distanza tecnologica che li separa da Apple. Mi viene naturale un paragone al 2007 quando Blackberry fu spodestata dal podio dei telefonini in maniera repentina e quasi inaspettata (solo per loro, che non volevano vedere oltre il loro naso). Così adesso, Intel si trova con una elefantiaca pipeline di produzione che riesce solo a creare scaldini. Non me ne vorranno i puristi, ma è questa la realtà senza pericolo di sembrare di parte.

Il reale problema è che nel mondo dei computer la cosa è molto più complessa di quanto successe nel 2007 per i telefonini. I computer, infatti, vivono di un indotto terzo:

Intel non produce computer finali ma solo un “pezzettino” del prodotto finale.

Apple, d’altro canto, non sembra interessata a “condividere” con il mondo il suo vantaggio tecnologico stimato in almeno 6 anni e che in informatica sono pressoché un’era.

Dunque per Dell, Hp, Lenovo e compagnia cantante non resta molto altro che provare a colmare in maniera autodidatta questo gap che si è venuto a creare. Le alternative sono due, a mio modo di vedere:

1) Costituire un’alleanza (come è stato per la tecnologia USB) e provare a costruirsi un processore quanto più simile possibile.

2) Provare a rimanere nella barca Intel, sperando che quest’ultima abbia in roadmap un radicale cambiamento del proprio asset tecnologico e produttivo.

Entrambe le soluzioni, dal mio personalissimo punto di vista, sono fallimentari per la stessa ragione:

La questione tempo.

Qualunque scelta facciano i competitors richiederà tempo e se è vero che Apple lavora ad M1 in maniera nascosta da oltre 8 anni, questo traccia una chiara idea di quanto tempo ci voglia per rimettersi al passo.

Nel frattanto Apple sarà risalita nel podio del “computer più venduto al mondo” come fu nella prima metà del 2000 e, si spera per loro, l’anello virtuoso che lega l’ecosistema Apple sarà messo in sicurezza per il prossimo ventennio ancora.

Steve Jobs non sarebbe potuto essere più fiero del suo successore.

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